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La voce degli esperti

SUPERVISIONE E CURA: L’EQUILIBRIO DELICATO DEL LAVORO EDUCATIVO

Un percorso di riflessione e supporto per chi lavora con bambini e famiglie in situazioni di vulnerabilità.

A cura della Dott.ssa Silvia Valadè, psicologa e psicoterapeuta

Dal 1902 ad oggi, Fondazione Asilo Mariuccia rappresenta una delle esperienze più significative e durature di impegno sociale nel territorio milanese. Nata in un contesto fortemente influenzato dai movimenti emancipazionisti di fine Ottocento, la sua missione iniziale era chiara e rivoluzionaria: offrire un rifugio sicuro e un’opportunità di riscatto a bambine in condizioni di vulnerabilità, soprattutto a rischio di prostituzione o provenienti da ambienti familiari difficili.

Nel tempo, l’Asilo Mariuccia è cresciuto, trasformandosi da semplice struttura di accoglienza in un sistema articolato di servizi educativi e sociali. Oggi la Fondazione gestisce comunità mamma-bambino, alloggi per la semi-autonomia, case rifugio, comunità educative e un Centro Antiviolenza accreditato da Regione Lombardia. Con oltre 5.700 persone assistite e 142 ospiti attuali, continua a essere un punto di riferimento nel contrasto alla violenza e nel sostegno alla genitorialità fragile.

Un’utenza complessa, una risposta multidisciplinare

L’utenza accolta dalla Fondazione porta con sé vissuti segnati da traumi, abusi, trascuratezza, violenza assistita o diretta. A questa complessità si aggiunge, spesso, la presenza di un mandato del giudice, che affida agli operatori il delicato compito di valutare e, laddove possibile, sostenere il recupero della funzione genitoriale.

Per rispondere a questi bisogni, il lavoro della Fondazione si fonda su un approccio multidisciplinare che integra psicologia, pedagogia e sensibilità transculturale. Quest’ultima si rivela fondamentale per leggere con attenzione i vissuti di bambini e famiglie con percorsi migratori, valorizzando le specificità culturali e affrontando i nodi legati all’identità, alla marginalità e all’integrazione.

Il valore della supervisione

In un contesto tanto complesso, la supervisione professionale diventa uno strumento imprescindibile per chi opera sul campo. Non si tratta solo di un momento tecnico di analisi dei casi, ma di uno spazio protetto in cui poter riflettere sul proprio agire, condividere difficoltà emotive, rileggere dinamiche educative e costruire strategie di intervento efficaci.

 

La supervisione favorisce la crescita professionale, rafforza la coesione del gruppo di lavoro e promuove una qualità educativa basata sull’ascolto e sull’apprendimento continuo. Ma, soprattutto, tutela il benessere degli operatori, riconoscendo il carico emotivo che comporta prendersi cura di chi ha vissuto esperienze dolorose e complesse.

Uno sguardo esterno per trasformare

Nel mio ruolo di supervisore all’interno della Fondazione Asilo Mariuccia, cerco di offrire quello “sguardo altro” capace di cogliere ciò che, nella quotidianità operativa, può sfuggire. Un punto di vista esterno che non giudica, ma accompagna nella riflessione, nella rielaborazione, nella trasformazione delle pratiche. 

È proprio in questi momenti di confronto e approfondimento che si costruisce una cultura dell’intervento basata non sull’automatismo, ma sulla consapevolezza. Una cultura che sostiene gli operatori nel loro lavoro e garantisce, al tempo stesso, servizi di qualità per le persone accolte.

Perché prendersi cura degli altri significa, prima di tutto, prendersi cura anche di sé stessi.