Fondazione Asilo Mariuccia

Innovazione sociale nel panorama socio-assistenziale dell’epoca, l’Asilo Mariuccia viene inaugurato il 14 dicembre 1902 come casa di deposito e di osservazione per il recupero delle bambine e delle adolescenti "traviate", vittime cioè di violenze sessuali, o già avviate sulla strada della prostituzione. 

Non un’opera meramente filantropica, ma un’iniziativa per l’“addestramento all’emancipazione” di quei soggetti per storia, condizione e cultura esclusi da ogni reale possibilità di riscatto che fino ad oggi, con oltre un secolo di storia alle spalle, si è presa cura di oltre 5.500 persone.
Le tappe della nostra storia
  • 1899
    Nel 1899 nasce l’Unione femminile nazionale, associazione emancipazionista milanese di matrice socialista che raccoglie le varie organizzazioni emancipazioniste operaie per tutelare i diritti delle donne sia in ambito sociale sia negli ambienti di lavoro, tra le fondatrici Ersilia Bronzini Majno, Ada Negri e Nina Rignano Sullam.
  • 1901
    All’interno dell’Unione femminile nazionale si costituisce nel 1901 la sezione milanese del Comitato contro la tratta delle bianche che si batte contro la prostituzione. Alcuni membri del comitato, tra cui Ersilia Bronzini Majno, hanno l’idea di creare un rifugio che possa accogliere, senza alcuna formalità burocratica, senza distinzioni di religione o nazionalità, le giovani esposte al pericolo di venire immesse nel giro della prostituzione, vale a dire le figlie di prostitute o di carcerati, le bambine abbandonate dalle famiglie e prive di assistenza o vittime di maltrattamenti, violenza, incesto e in generale tutte coloro che si trovino a vivere in ambienti moralmente e fisicamente “malsani” ed esposte al rischio di essere introdotte alla prostituzione.
  • 1902
    La cospicua donazione di diecimila lire disposta da Nina Rignano Sullam in forma anonima nel luglio del 1902, serve alle prime spese d’impianto e d’esercizio. E così, il 14 dicembre 1902, apre le porte l’Asilo in viale Monterosa 6 a Milano, intitolato a Mariuccia, figlia dei coniugi Ersilia e Luigi Majno, morta all’improvviso di difterite a giugno del 1902 all’età di 13 anni. La cerimonia di inaugurazione è semplice ma solenne con un discorso tenuto da Ada Negri, poetessa intima amica della Famiglia Majno, che sottolinea come l’Asilo Mariuccia sia solo “la prima pietra di un’opera di rigenerazione, ben lontana e diversa dalle antiche manifestazioni di carità superficiali”.
  • 1908
    L’elezione in opera pia dell’Asilo Mariuccia avviene con Regio Decreto l’8 dicembre 1908 mutando l’ordinamento amministrativo dell’opera, ordinatissimo ma semplice e famigliare e imponendo forme burocratiche di più facile applicazione per i grandi Istituti che per una famiglia.
  • 1912
    E’ nel 1912, che nasce il “Comitato di Propaganda” denominato degli anni ’20 “Gruppo Gioia” del quale fanno parte sia ispettrici dell’Asilo, sia semplici amiche dell’opera che non ricoprivano alcun incarico nell’Asilo stesso. Il comitato ha il compito di organizzare manifestazioni come conferenze, concerti, spettacoli teatrali il cui ricavato possa essere introitato dall’ Asilo e che al tempo stesso diffonda informazioni sull’istituzione.
  • 1916
    Alla fine del 1916, l’asilo si estende su un ampio edificio di tre piani composto da due corpi uniti da un vasto salone corridoio eretto su una parte del giardino. Così ampliato, l’Asilo può disporre di camere per 90/100 ricoverate, di adeguati servizi igienici compresi di docce con acqua calda, di grandi stanze di lavoro e di studio, di una sala per la ricreazione, di cucina, guardaroba, lavanderia, stireria, sia per pe proprie esigenze, sia come “laboratori” per l’insegnamento dei lavori domestici.
  • 1938
    Elda Majno promuove una ricerca condotta tra il 1938 e 1939 nata dall’esigenza di ritrovare le ex “Mariuccine” che avessero trascorso almeno sei mesi presso l’istituto. L’indagine è avviata per conoscere la vita delle ragazze, se si erano sposate, se avevano avuto dei figli e se lavoravano, ma soprattutto si vuole conoscere la loro condotta. L’indagine non è un successo: di molte ragazze si sono perse le tracce, solo poche di tanto in tanto hanno, infatti, scritto per inviare un saluto alle dirigenti o, spesso, per chiedere un aiuto economico. Nonostante molte di loro si sono fatte sentire in occasione della morte di Ersilia Majno, avvenuta nel 1933, altrettante mancano all’appello. Delle donne ritrovate, molte di queste vivono ancora in situazioni precarie e adottano comportamenti valutati come “dubbi” o “cattivi” a livello morale. Inoltre, dalla ricerca ne emerge un alto tasso di mortalità precoce delle prime ospiti dell’asilo, morte di stenti, tubercolosi, per cause violente (come suicidio, asfissia da ossido di carbonio, infortunio sul lavoro) o per cause ancora sconosciute.
  • 1952

    E’ il 1952 quando è accolta all’Asilo Mariuccia la prima bambina proveniente dall’Ente Nazionale di Assistenza agli Orfani dei Lavoratori (ENAOLI) con cui l’Asilo Mariuccia si convenziona proprio in questo anno mutando così la tipologia di utenza ospitata. Si iniziano così ad accogliere ragazze minori le cui famiglie risultano gravemente danneggiate dalle morti o dall’invalidità permanenti causate dalle disastrose condizioni di lavoro del tempo.

    E’ la prima volta che un ente pubblico si convenziona con l’Asilo Mariuccia e gli offre dei contributi economici per l’erogazione di un determinato servizio. L'Asilo Mariuccia ottiene lo statuto giuridico di IPAB (Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficienza) per garantire la qualità richiesta dall’ENAOLI.

  • 1963
    E’ il 15 settembre del 1963, si chiama Giulio e ha 8 anni: lui è il primo bambino di sesso maschile accolto all’Asilo Mariuccia.
  • 1972
    Nella seconda metà degli anni ’60, il comune di Milano offre all’Asilo Mariuccia la possibilità di acquistare la villa ex-Rocchetti di Porto Valtravaglia, sul Lago Maggiore, in provincia di Varese, con l’annesso ampio parco. Sono effettuati diversi interventi strutturali, tra cui la costruzione di una nuova sede, di una palestra e di aule da utilizzare come doposcuola e laboratori. Nel 1972, l’istituto di Porto Valtravaglia ottiene dal Ministero della sanità il riconoscimento di istituto medico-psico-pedagogico.
  • 1989
    L’Asilo Mariuccia ha dedicato molta cura ai rapporti con l’estero, ritenendo che molto ci sia da apprendere dalle esperienze degli altri Paesi e nel 1990, insieme ad altre organizzazioni francesi, inglese e tedesche dà vita all’IFCW (International Forum for Child Welfare).
  • 1992
    E’ in un freddo giorno di novembre, quando viene accolto nella comunità di Sesto San Giovanni, il primo nucleo mamma-bambino.
  • 1996
    Dalla sua fondazione sino al 1995, l’Asilo Mariuccia è stato retto dai discendenti Majno con un comitato permanente formato da 50 personalità. E’ il 1996 quando l’ente è stato commissariato e diventa così un ente pubblico.
  • 1997
    La sede di Porto Valtravaglia (VA) conta due comunità per adolescenti (maschi e femmine) nella fascia 14-18 anni, una comunità ‘piccoli’ (6-12 anni), una comunità di pronto intervento mista, una comunità di accoglienza intermedia e due gruppi appartamento (uno maschile e uno femminile) per giovani di 18-21 con proseguimento amministrativo. Il polo di Sesto San Giovanni si caratterizza per l’accoglienza di utenza femminile, mentre Milano è l’insediamento più recente. Nel 1996, viene aperta una comunità di Pronta accoglienza nella palazzina in Via Porpora e nello stesso anno in via Jommelli sono attivate due comunità per adolescenti nella fascia 14-18 anni (una maschile e una femminile), nel settembre del 1997 si apre nei locali di via Pacini un gruppo appartamento maschile.
  • 2000
    Nei locali in via Jommelli viene aperto un nuovo gruppo appartamento femminile (18-21 anni con proseguimento amministrativo).
  • 2004
    Dopo l’eliminazione delle IPAB all’interno della Regione Lombardia, l’Asilo Mariuccia divenne una Fondazione, modificando il suo stato giuridico in ONLUS.

«[Queste parole] che hanno per l’ignaro una sguaiata risonanza fra il meccanico e il burocratico, celano invece il seguito di una magnifica innovazione nei sistemi e nell’organismo della pubblica assistenza; [significano] che le fanciulle, le donne per qualsiasi motivo bisognose di immediata assistenza trovano aiuto senza formalità, senza limite d’età, ogni volta che ciò sia necessario, e qualunque sia la causa del bisogno: abbandono, maltrattamenti, profanazione, cattivi esempi, desiderio di redenzione […] Questo non è il collegio, non è l’Istituzione: è l’Asilo. Le accolte non sono le ricoverate, le convittrici; sono le figliole dell’Asilo» (Ersilia Majno, 1928)